VESUVIO - IL GRAN CONO

L’area del vulcano copre un’estensione di oltre 200 kmq ed è suddivisa tra 12 comuni che si distribuiscono a raggiera lungo le boscose pendici. La sua base percorre, all’incirca, una circonferenza di 50 km, mentre il diametro della bocca del suo cratere è di circa 500 m. Il Vesuvio, insomma, può essere considerato a ragione, come l’unico vulcano ancora attivo (escluse le isole) in tutto il continente europeo. Lungo le sue pendici, fino all’800 si poteva riconoscere quel tipico paesaggio agrario campano, i cui fertili terreni riuscivano a produrre colture arbustive e ortaggi (agrumi, albicocco, carrubi, olivo, pomodori, vite, ecc.). Si evidenzia una natura in cui spiccano alcune tra le più belle tonalità cromatiche tra cui il verde chiaro dei pini marittimi; il cupo delle leccete; il giallo delle ginestre; i riflessi argentati dello “Stereocaulon vesuvianum”, un lichene endemico che si sviluppa negli strati di lava nuda; il dorato dell’Helichrysum ed il fucsia del “Centranthus” lungo gli habitat più assolati; il verde scuro della “Polypodium” e della “Funaria”, felci e muschi che nascono dove il microclima e più umido. In questo luogo, si riscontrano e s’intrecciano affascinanti ambienti naturali e tracce storiche di una remota vegetazione. Per uno stradello che s’apre lungo polverosi pendii spogli di vegetazione si giunge alla casetta delle guide e una piccola area per il parcheggio. Più avanti ha inizio la “Strada Matrone”, che di lì a poco diviene un sentiero ricavato nella polverosa coltre di ceneri e lapilli fino a guadagnare l’orlo occidentale del cratere (1180 m). Si raggiunge il punto di ristoro ove c’è anche la biglietteria. Da qui parte un percorso guidato su un sentiero tracciato, lungo il quale si notano concrezioni sulfuree con scorie di lapilli e sabbie ceneriche, costituenti la struttura lapidea del cono. Una volta guadagnati l’orlo del cratere la vista da quassù spazia dal golfo di Gaeta alla penisola dei monti Lattari con le isole di Capri, Ischia e Procida sullo sfondo. L’attuale cratere del Vesuvio, è l’ultima “versione” prodotta dall’eruzione del 1944. Di forma quasi circolare, presenta al suo interno una cavea profonda oltre i 300 m, con una circonferenza dell’orlo craterico di circa 500 m. Le pareti interne alla cavea presentano delle “fumarole”, e ciò sta a significare di come l’attività vulcanica non sia completamente ferma, ma solo in un apparente stato di calma. Percorrendo il ciglio craterico, e affacciandosi all’interno del vulcano, è possibile farsi un’idea di questa immensa voragine, le cui verticali pareti generano profondi precipizi oltre i 200 metri. E’, questo, uno spettacolo unico nel suo genere, e ci sembra quasi di sostare alle porte del girone “infernale”. Scendere nelle viscere del cratere, rievoca un po' le avventurose esplorazioni “verniane”, tanto è impressionante lo spettacolo di emissioni fumaroliche che rivelano la “terribile” natura vulcanica della montagna. Il percorso lungo la sommità continua in una zona dai caratteristici spuntoni. In breve si giunge alla Capannuccia (1170 m) alle cui spalle, per un faticoso pendio in salita, è possibile giungere al punto più alto del Vesuvio (1277 m).

SCHEDA TECNICA

Localita'
di partenza
Area parcheggio (presso biglietteria – 970 m)
Localita'
di arrivo
la Capannuccia (orlo cratere Vesuvio – 1170 m)
Caratteristiche
Ambientali
vedute panoramiche e paesaggi aerei; storia e cultura
Difficolta'
"T" Turistica
Dislivelli
+ 200 m↑ - 200 m↓
Sviluppo
5 km circa in a/r compreso il periplo sull’orlo del cratere
Tempi di
percorrenza
2 ore comprensive di spiegazioni da parte delle guide vulcanologiche di tutti gli aspetti geologici e storico-culturali legati alla storia del Vesuvio
Periodi
consigliati
Sempre.